Violenza contro le donne. Pronto il piano di azione nazionale su quattro coordinate: prevenzione, protezione e sostegno, perseguire e punire, assistenza e promozione. Il testo alla Conferenza Unificata

22 Nov 2017

È questa la struttura portante del Piano di Azione Nazionale per prevenire e contrastare la violenza sulle donne e la violenza domestica, elaborato dal dipartimento delle Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri e che approda giovedì 23 in Conferenza Unificata per l’intesa. IL PIANO DI AZIONE.

Quattro assi: prevenzione, protezione e sostegno, perseguire e punire, sono i principali e ce ne è un quarto, assistenza e promozione, che fa da supporto trasversale a primi tre.

Nel primo asse le priorità sono: afforzare  ii  ruolo strategico dei sistema  di  istruzione e formazione; formare  le operatrici  e gli  operatori del settore pubblico e  del privato sociale; attivare  programmi di  intervento per gli uomini  autori  o  potenziali autori  di violenza e di reati relativi alla violenza maschile contro  le donne; sensibilizzare ii settore privato e i mass media sul ruolo di stereotipi e sessismo nella violenza  maschi1e contra le donne.

Nel secondo asse la prima delle priorità è la presa in carico. Seguono percorsi di empowerment economico finanziario, lavorativo e autonomia abitativa; la linea telefonica gratuita h 24 nazionale  antiviolenza 1522; protezione e supporto delle/dei minori vittime e/o testimoni di violenza intrafamiliare; rendere operativo ii percorso per le donne che hanno subito violenza.

Nell’area “perseguire e punire” le priorità sono: garantire la tutela delle donne vittime di violenza (compreso !o stalking) attraverso una efficace e rapida valutazione e gestione del  rischio di letalità, gravita, reiterazione e recidiva; migliorare   l’efficacia   dei   procedimenti   giudiziari   a  tutela  delle  vittime  di   abusi  e violenze e di delitti connessi alla violenza maschile contro le donne.

Per quanto riguarda l’asse di supporto – assistenza e promozione – questo dovrà organizzare il sistema informativo, la valutazione degli esiti  degli interventi attuati contro la violenza contro le donne e il bilancio di genere, per valutare il diverso impatto delle politiche di bilancio su uomini e donne in termini di denaro, servizi, tempo e lavoro non retribuito.

E’ questa la struttura portante del Piano di Azione Nazionale  per prevenire  e contrastare la  violenza sulle  donne e  la violenza  domestica, elaborato dal dipartimento delle Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri e che approda giovedì 23 in Conferenza Unificata per l’intesa, subito prima cioè della giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre.

Dopo la legge del 27 giugno 2013 di autorizzazione alla ratifica della Convenzione di Istanbul, a distanza di due mesi, con il decreto-legge 93/2013, sono state adottate norne per contrastare la violenza sulle donne. sia sul piano penale sia su quello di altre linee di intervento con specifica dotazione  finanziaria.  In questo  secondo ambito è  stato previsto  un Piano d’ azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere adottato nell’estate 2015 e di durata biennale e ora questo Piano oltre  a tenere conto  delle osservazioni  del  Comitato  per l’eliminazione per le discriminazioni contro le donne delle Nazioni Unite (CEDAW/C/SR.1502 e 503 del 4 luglio 2017), è impostato in modo da risultare  ii più possibile aderente alla Convenzione di Istanbul che combattono  la violenza maschile  contro le donne  intesa come  una  violazione  dei  diritti  umani  fondamentali.

Gli impegni del Piano

Gli impegni che il Piano assume nei diversi assi sono per quanto riguarda la prevenzione quello di combattere le radici della cultura della vio1enza, le sue cause e le sue conseguenze. Nella prospettiva di promuovere una emancipazione della società in questa direzione occorre  sviluppare strategie  politiche  che puntino  all’educazione, alla  sensibilizzazione, al riconoscimento all’ottenimento delle pari opportunità in ogni ambito della vita pubblica come di quella privata, radicando discriminazioni, stereotipi, minimizzazioni  e giustificazionismi legati ai ruoli di genere e al sessismo,  ovvero  i fattori  che producono le condizioni  contestuali  favorevoli  alla perpetuazione della violenza maschile contro  le donne.

In questo ambito rientrano tutte le azioni rivolte ai vari stakeholder relative alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica in generale o di un target di popolazione specifico sui vari temi (stereotipi e ruoli di genere, sessismo, violenza, discriminazioni di genere , accesso alle bari opportunità).
Uno dei pilastri, oltre al ruolo fondamentale di Università e scuola, è quello della formazione degli operatori del settore pubblico e del privato  sociale  su fenomenologia, intercettazione, emersione, presa in carico, valutazione e gestione dei casi di violenza contro le donne inclusi quelli che riguardano le donne  migranti,  rifugiate  e richiedenti  asilo.

L’asse protezione e sostegno riguarda la protezione  e il sostegno delle donne che hanno subito la violenza maschile, delle/dei minori che assistono alla violenza intra familiare, e di eventuali  altri  testimoni.  I1  Piano  prevede  diverse misure  per mettere  a  disposizione  i dovuti  mezzi  per  garantire la  presa  in  carico  e  l’ uscita  dalla violenza. finalizzate alla restituzione della piena dignità ed autonomia della donna che ha vissuto la violenza.
La  direttrice   di   questo   ambito  di  intervento   e coerente  con  quanto  affermato nella ” Roadmap for a gender-responsive economic empowerment” , definita nel G7 di Taormina del maggio 2017, in cui si sottolinea la necessita di un’azione focalizzata prioritariamente all’empowerment e alla costruzione di percorsi di autonomia per l’uscita dalla violenza, puntando alla capacità di esigere i propri diritti in quanto la condizione di vittima viene considerata una condizione temporanea, dovuta alle difficoltà che deriva dalle violenze subite.

Per quanto riguarda l’asse punire e perseguire, le donne che subiscono violenza hanno diritto a sentirsi tutelate e a ottenere giustizia  dai tribunali il prima possibile, le situazioni di violenza vissute devono  essere  opportunamente investigate  per evitare il protrarsi  di ulteriori  violenze, gli autori  di  violenza perseguiti e puniti secondo la legge. Il Piano,  nei  limiti  delle  sue  competenze, vuole  mettere  in  campo  tutte le misure previste dalla legge per tutelare le donne dagli autori di violenza, di prevenire, riconoscere e gestire il rischio di reiterazione di comportamenti violenti e di  realizzare  azioni  volte  a  garantire  l’affermazione  dei  diritti  della  vittima  nelle  diverse  fasi del procedimento penale e civile e nel tribunale minorile, facendo  particolare  attenzione  a garantire  rapidità  nei procedimenti.

Si tratta di arginare col Piano un fenomeno che secondo l’ultima indagine Istat 2014 riguarda il 31,5% delle donne tra 16 e 70 anni (6.788.000) che ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4,353.000) ha subito violenza fisica, il 21% (4.520 .000) violenza sessuale, ii 5,4% (1.157.000) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro e (652.000) e il tentato stupro (746.000).

Infine, l’asse trasversale assistenza e promozione, ha carattere di supporto a quanto si realizza negli altri tre assi e presenta le principali misure che il Dipartimento per le Pari Opportunità ha già attivato per realizzare un adeguata raccolta dati  e  un’azione  sia di  monitoraggio  quali-quantitativo sia di valutazione.

I dati del fenomeno

Sono 4.400.000 le donne che dichiarano di subire o aver subito violenza psicologica nell’ambito di una relazione di intimità: quasi la meta dichiara di aver subito almeno una tipologia di violenza psicologica da parte dell’ex (46,1%), mentre una su quattro (26,5%) dall’attuale compagno.
Le donne vittime di ” stalking” sono 3.466.000, il 16% delle donne tra i I6  e i 70 anni. Il 44% delle donne che ha subito ripetutamente almeno una tipologia dei comportamenti persecutori di “stalking” afferma che ii  responsabile è  l’ex partner.

Tra le donne che hanno  avuto  precedenti  relazioni (2 milioni 151 mila) si stima che circa  una su  cinque   (21,5%) abbia subito comportamenti  persecutori da parte di  un  ex  partner nell’arco  della  propria  vita.  Lo “stalking”  subito  da  parte  di  altre  persone e il    10,3%,  ha   interessato cioè circa  2  milioni  di donne.

Per la prima volta nell‘indagine la rilevazione è stata estesa alle donne straniere residenti in Italia: la violenza fisica o sessuale le colpisce in misura simile alle italiane (31,3% e 31,5%). La violenza fisica è più frequente tra le straniere (25,7% contro 19,6% le italiane), mentre quella sessuale e più elevata tra le italiane (21,5% contro 16,2%). Si osserva tuttavia che le straniere sono più soggette a stupri e tentati stupri (7,7% contra 5,1%) e che sono più frequentemente vittime di violenza psicologica (34,5% contro ii 21 % delle italiane).

Le donne che  hanno  denunciato  le  violenze  da  parte  de!  partner sono ii  12,3% delle vittime, la percentuale si alza al 17,5% in caso di violenza. sessuale e stupro. La propensione alla denuncia e più elevata tra le vittime straniere (17%) rispetto a quelle italiane (11,4% ), e sale ancora al 31% quando si tratta di stupro, mentre  per le  italiane si attesta al 15% .

Il  3,4% delle vittime di violenza fisica o sessuale compiuta da un partner si è rivolta a un centro antiviolenza, ma la quota cresce per le vittime di violenza sessuale (7%) e stupro (8%).

Negli otto anni trascorsi tra la prima (2006) e 1a seconda indagine (2014) ci sono segnali di riduzione di alcune forme di violenza subite dalle donne fra i 16 e i 70 anni: diminuiscono dal 13,3% all’ll,3% le vittime di almeno una forma di violenza fisica o sessuale; dal 7,7% al 7,0% le vittime di violenza fisica; dall’8,9% al 6,4% le vittime di violenza sessuale; dal 42,3% al 26,4% le vittime di violenza psicologica da parte del partner attuale.
Rispetto alla violenza assistita sale dal 60,3% al 69% la percentuale di figli/e testimoni di violenza e ii loro personale coinvolgimento dal 15,9% al 24,6 per cento.

Da QS

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