Ricostruzione della mammella dopo una malattia neoplastica: facciamo chiarezza!

4 Gen 2022

La ricostruzione della mammella dopo una malattia neoplastica è entrata a far parte dell’iter di cura del cancro al seno per molte donne. Questa operazione consente alle donne di riprendere una vita normale, sentendosi a proprio agio anche dopo la malattia.

Abbiamo raccolto la sollecitazione da parte della nostra “Antenna” toscana, Pinuccia Musumeci, di fare chiarezza su un tema che preoccupa molte pazienti operate per carcinoma mammario e sottoposte a ricostruzione del seno con impianto di protesi: il potenziale rischio di sviluppare un tumore raro, il linfoma anaplastico a grandi cellule.

L’allarme era stato lanciato qualche anno fa, dopo le segnalazioni partite dall’Agenzia regolatoria francese. Il Ministero della Salute italiano ha quindi avviato un’attività di vigilanza, istituendo il Registro nazionale delle protesi mammarie e stilando delle linee guida ad hoc per diagnosticare precocemente, prevenire e curare questo tipo di linfoma.

https://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=2877&area=dispositivi-medici&menu=vigilanza

Le donne devono essere correttamente informate dei potenziali rischi, seppur minimi, e dei possibili campanelli da allarme da riportare tempestivamente all’attenzione medica.  Per fare chiarezza su questo argomento, abbiamo sottoposto alcune domande al Professor Marco Ettore Klinger, Responsabile di Operativa Chirurgia Plastica IRCCS Istituto Clinico Humanitas.

Le protesi utilizzate per la ricostruzione della mammella dopo una malattia neoplastica sono sicure?

In generale possiamo dire che le protesi mammarie sono sicure. Si tratta infatti di dispositivi utilizzati da molti decenni, sui quali c’è un’ampia letteratura internazionale e una casistica molto vasta. Ovviamente, il discorso è riferito a dispositivi regolarmente in commercio in Italia e provvisti di tutti i certificati richiesti dalle autorità sanitarie.

Attenzione poi al fatto che le protesi utilizzate per la ricostruzione del seno non sono diverse da quelle impiegate a fini estetici, per la mastoplastica additiva. Secondo quanto stimato dal Ministero della Salute, ogni anno in Italia vengono impiantate 53.000 protesi mammarie. Di queste, il 63% hanno finalità estetica e il 37% scopo ricostruttivo.

Sono circolate notizie sul potenziale rischio di alcune protesi al silicone utilizzate per la ricostruzione del seno rispetto all’insorgenza di linfoma: esiste questo rischio?

Due anni fa è stata sospesa la commercializzazione delle protesi macro-testurizzate, cioè con superficie molto “ruvida”, perché si è ritenuto che fossero correlate al cosiddetto BIA – ALCL, (Breast Implant Associated – Anaplastic Large Cell Lymphoma), il linfoma anaplastico a grandi cellule che insorge appunto in pazienti con dispositivi mammari. In estrema sintesi: la malattia esiste, ma è estremamente rara e ha una prognosi molto favorevole, se diagnosticata in tempi ragionevoli.

In base ai dati del Ministero della Salute, nel 2020 l’incidenza di BIA – ALCL è stata di 4,6 casi su 100.000 pazienti impiantate. In percentuale, la malattia è insorta nello 0,0046 % dei casi. Per quanto riguarda la prognosi, nella grande maggioranza dei casi (e ricordando che sono pochissimi i casi in cui la malattia insorge) è sufficiente rimuovere la protesi e la capsula che la avvolge, senza la necessità di sottoporre la paziente a cure o trattamenti.

Quali sono i controlli a cui dovrebbe sottoporsi una donna portatrice di protesi mammarie?

Le donne con protesi si devono sottoporre ai controlli consigliati dal medico in base all’età e storia familiare e personale. Ovviamente, il caso di una donna di 50 anni che ha una protesi in seguito a un intervento ricostruttivo post-oncologico è diverso da quello di una donna di 25, senza familiarità oncologica, che si sottopone a una mastoplastica additiva.

In sintesi, il principio è quello di fare caso per caso gli screening, le visite e gli esami suggeriti, utili anche per evidenziare la condizione delle protesi. A questo proposito, è importante sottolineare che non c’è una “data di scadenza”, ma anche che i dispositivi non sono eterni. Chi li porta deve sapere che, dopo diversi anni dall’impianto, può essere necessario sostituirli.

Informarsi per effettuare la propria scelta con consapevolezza e serenità

Le donne devono essere correttamente informate dei potenziali rischi, seppur minimi, e dei possibili campanelli da allarme da riportare tempestivamente all’attenzione medica.
Parlatene con il vostro specialista, condividete senza timori i vostri dubbi!

 

 

 

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