Adhd. Non solo bambini, in Italia colpiti 2 milioni di adulti. Per gli esperti: “Mancano le diagnosi in età infantile”

17 Giu 2015

Gli adulti con questo disturbo presentano, oltre ad una storia di scarso rendimento scolastico, un eccesso di separazioni, più elevate probabilità di difficoltà lavorative e uso di droghe, sfavorevoli condizioni socio-economiche ed un maggior rischio di andare incontro sia ad incidenti stradali che ad eventi traumatici in genere. Dalla Sip nasce l’Italian Board for Information and Study of Adult Adhd.

Una malattia molto spesso non riconosciuta e, quando diagnosticata, non curata a dovere. È l’insidia della Adhd, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività che è noto soprattutto quando riguarda bambini, ma che spesso continua ad affliggere per l’intero ciclo di vita chi ne è colpito. Secondo studi epidemiologici internazionali, l’Adhd colpisce tra il 3 ed il 4,5 % della popolazione adulta. Ciò giustifica, pur in mancanza di dati rappresentativi a livello nazionale, la previsione che in Italia almeno due milioni di persone maggiorenni soffrano del disturbo, con una prevalenza superiore tra i maschi. Il quadro clinico si caratterizza in una vasta serie di difficoltà nel prestare e mantenere l’attenzione, nell’ottemperare a istruzioni, a portare a termine i compiti affidati, ad organizzare in modo adeguato la propria esistenza. A questo si aggiunge la propensione ad evitare impegni che richiedono uno sforzo mentale protratto, la distraibilità a seguito di comparsa di stimoli esterni, la sbadataggine, l’agitazione e la difficoltà a stare seduto, la tendenza a sentirsi continuamente sottopressione.

Gli adulti con Adhd presentano, infatti, oltre ad una storia di scarso rendimento scolastico, un eccesso di separazioni e divorzi, più elevate probabilità di difficoltà lavorative, più sfavorevoli condizioni socio-economiche ed un maggior rischio di andare incontro sia ad incidenti stradali che ad eventi traumatici in genere. Inoltre, gli adulti che presentano questa patologia lamentano un eccesso di condotte suicidarie, tassi particolarmente elevati di co-diagnosi con altri disturbi mentali, in particolare disturbi d’ansia, dell’umore e, soprattutto, disturbi associati all’uso di sostanze stupefacenti. Proprio l’uso di sostanze è largamente corresponsabile della aumentata probabilità, tra gli adulti affetti da Adhd, di commettere reati di vario genere e, conseguentemente, di andare incontro a problemi giudiziari. Malgrado questa lunga serie di eventi assai sfavorevoli e la disponibilità di interventi terapeutici in grado di migliorare radicalmente la prognosi del disturbo, l’Adhd dell’adulto rimane una condizione clinica ancora largamente sottodiagnosticata e sottostimata. Di questo si è parlato recentemente a Brescia nel corso di un convegno internazionale organizzato dalla Cattedra di Psichiatria dell’Università degli Studi di Brescia insieme alla Società italiana di psichiatria, durante il quale è stato costituito l’Italian Board for Information and Study of adult Adhd (IBISA-ADHD).

“L’Adhd nell’adulto – ha spiegato Emilio Sacchetti, presidente della Società Italiana di Psichiatria, direttore del Dipartimento di Salute Mentale degli Spedali Civili di Brescia e promotore dell’evento insieme ad Antonio Vita – rappresenta ancora oggi una sorta di ‘cenerentola’ nell’ambito delle diagnosi psichiatriche. Da una parte, la scarsa abitudine degli psichiatri a porre ex-novo, appunto, questa diagnosi. Dall’altra, il mancato riconoscimento del disturbo da parte dei neuropsichiatri infantili al momento del suo esordio nella fanciullezza. Tenendo anche conto della complessa sequela di eventi negativi che caratterizza l’Adhd nell’adulto, del fatto che la diagnosi può essere posta in maniera agevole e, ancora, della validità delle opzioni terapeutiche attualmente a disposizione, è evidente che il non prestare attenzione a questo disturbo si qualifica come una vera e propria negligenza. Per tutti questi motivi si è ritenuto, a conclusione del convegno, di costituire l’Italian Board for Information and Study of Adult Adhd (IBISa-ADHD)”.

“Per quanto riguarda le terapie – continua Sacchetti – si hanno a disposizione numerose opzioni sia di tipo farmacologico che non. Spesso è opportuno associare tra loro i due tipi di intervento. Inoltre, per quanto riguarda i trattamenti farmacologici, è da sottolineare che oggi anche in Italia si può accedere, oltre che agli storici preparati di tipo stimolante, anche ad un prodotto non stimolante quale l’atomoxetina”.

“Per quanto riguarda le difficoltà che sottendono il ridotto numero di diagnosi poste in epoca infantile è da tener presente – sottolinea Vita – che le forme più lievi possono non giungere all’attenzione del clinico in mancanza di sufficienti stimoli ambientali. Quanto all’adulto – continua ancora – di particolare importanza sembrano essere i rapporti che intercorrono tra Adhd e la presenza di disturbi del sonno che tanto spesso accompagnano i disturbi mentali più diffusi”.

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